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Gli arcobaleni del clown


Vi siete mai chiesti dove va a finire l’arcobaleno?

Io sì, ogni volta! Ogni volta che con il naso all’insù lo guardo: quel ponte, che è una cosa delle cose più magiche che ci siano; immagino una grande mano che pennella il cielo quando è stufa di vederlo grigio, poi immagino che con un pennello zuppo di colore salga salga su, fino a… forse ad un punto che non è accessibile al nostro sguardo, o si tuffa nelle nuvole, o magari il colore finisce, lasciando incompleto quel ponte fatto della sostanza del vento, del colore della fantasia!

Lo guardo e immagino che sapore abbia…

Sono certa che come me avrete immaginato di scivolare lungo i suoi colori, restandone impiastricciati, e scivolando a pancia in giù, di tuffarvi con la bocca aperta come in un piattone di panna colorata! Avrà sapore di buono, mi chiedo, o porta con sé l’amaro della pioggia? Poi lo guardo ancora e ogni volta controllo che i colori stiano al loro posto, aspettandomi tutte le volte che quella mano gigante ci sorprenda e mischi i colori o li lasci gocciolare giù, su di noi!

Ve la immaginate una pioggia battente di colori? Anche i più distratti se ne accorgerebbero, anche chi non alza lo sguardo all’arcobaleno, chi non lo vede neppure riflesso nelle pozzanghere, chi procede con gli occhi bassi sulla punta delle scarpe, non potrebbe non accorgersi di secchiate di colore venire giù dal cielo: l’arcobaleno si scioglie, e goccioloni di rosso, giallo, verde… diventano fiumi per le strade, e ci si guarda l’un l’altro non riuscendo a trattenere la risata, nessuno apre l’ombrello, ognuno si lascia travolgere da questa pioggia di colore, e chi lo apre lo fa per sedercisi su e scivolare lungo le discese diventate torrenti variopinti!

Chi cammina con le braccia sollevate e i palmi delle mani aperte rivolti verso il cielo a voler prendere tutto il colore che si può, chi corre per lasciarsi prendere da goccioloni di vari colori, chi gira vorticosamente su sé stesso per ritrovarsi dipinte addosso spirali arcobaleno, chi saltella per diventare tutto a pois, e poi, come non riempirsi le mani di colore e schizzare qua e là, nessuno “se la prende”, nessuno “mette il muso”, a nessuno importa di sporcarsi, perché ci si sta colorando d’arcobaleno! Accadrà prima o poi? E chi lo sa! Io ci spero ogni volta che piove!

Ma nel chiedermi dove vada a finire l’arcobaleno, nel provare certe volte a camminare per provare a seguirlo, a mettermi sulle punte dei piedi per scoprire dove termina la sua corsa, nell’immaginare che dall’altra parte ci sia qualcuno che col naso all’insù, esattamente come me, si stia chiedendo la stessa cosa, ho pensato che forse non sapremo mai dove va a finire l’arcobaleno, ma che la vera scoperta è da dove parte, da dove nasce l’arcobaleno!

Perché in certe giornate di pioggia la differenza la fa scegliere di camminare guardando la punta dei piedi o col naso all’insù, perché se anche l’arcobaleno dipinge il cielo, in certe giornate di pioggia i nostri occhi sono incapaci di vederlo, perché nelle giornate di pioggia, quando il freddo lo senti dentro, quando le lacrime si confondono con la pioggia, quando non c’è ombrello che ti possa impedire di bagnarti, quando il vento ti prende a schiaffi e tu procedi senza la forza di proteggerti, quando è lo sguardo ad essere velato di grigio…

In quelle giornate comprendi che conta da dove nasce l’arcobaleno, l’arcobaleno nasce dal nostro sguardo capace di colorare il grigio che ci soffoca, perché l’arcobaleno è quel respiro di speranza che la pioggia stia per finire, è il sorriso rovesciato che cerchiamo nonostante tutto!

L’arcobaleno lo vedi quando ce l’hai dentro, l’arcobaleno è nei più devastanti temporali! Io ho imparato a vederlo, ho imparato a cercarlo col naso all’insù, ho imparato a catturarlo, ho imparato a dipingerlo…

Anche quando non c’è, e l’ho imparato col naso rosso, il naso rosso è il prisma attraverso cui guardare la pioggia, il naso rosso è il motore al sorriso, lo slancio a colorare il cielo, a colorare le pozzanghere in cui certe volte inciampo! Il naso rosso è lo sguardo color arcobaleno, lui mi ha dato la chiave per leggere il mondo e decodificare il dolore, per rileggere la disperazione, per scrivere la speranza, per dipingere la meraviglia della vita…

Per riderci su e, quando proprio non si può, per vederci dentro un sorriso che …tornerà!

Di Clown Frangetta


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