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L’importanza di insegnare la gentilezza ai bambini


La gentilezza è un valore aggiunto che, in un certo senso identifica una persona. Questo valore però, va acquisito nel corso della vita, mediante l’apprendimento e l’educazione. Va da sè quindi che il momento migliore per diventare gentili è l’infanzia. Nelle prime fasi di vita dei bambini, è più facile insegnare loro le giuste modalità di comportamento e guidarli nel percorso, per avere in futuro, persone gentili. La gentilezza è una vera e propria capacità, e la stessa va promossa a tutto spiano nelle fasi di sviluppo del bambino. Educare alla gentilezza è un processo che si presenta continuo e quotidiano. Ai bambini bisogna insegnare che la gentilezza non è sinonimo di debolezza o fragilità, ma che, al contrario, sono le persone più forti ad essere gentili, in quanto esse sono in grado di esprimersi mediante gentilezza e senza ricorrere alla violenza.

La gentilezza nei bambini

Un bambino gentile sarà un bambino che sa bene come gestire i rapporti interpersonali ed i suoi legami avranno caratteristiche più positive. Il bambino si mostrerà più accogliente verso gli altri e più aperto a nutrire sentimenti positivi. La gentilezza quindi, si configura come elemento fondamentale, anche nella comunicazione tra bambini e tra bambini e adulti. Il gioco, la cooperazione, la condivisione e la solidarietà, possono aiutare il bambino ad esprimersi in maniera rispettosa nei confronti del prossimo ed aiutare qualcuno in difficoltà.

Insegnare la gentilezza

Per prima cosa, bisogna capire il sistema valoriale del bambino in quella specifica fase dello sviluppo. Per farlo, il modo migliore è chiedere al bimbo stesso, quali siano secondo lui, gli atti di gentilezza. in questa fase è molto indicato fargli stilare una lista o una classifica. Sicuramente non si resterà delusi dalle risposte: i bambini conoscono molti modi per essere gentili ed hanno molte idee. Questo apre subito ad un momento di confronto, in cui l’adulto può mostrare quali sono i vari gesti di gentilezza che accompagnano le giornate di ognuno. Ma soprattutto è importante giocare sulle sensazioni e gli stati d’animo che un gesto gentile suscita in chi lo fa e chi lo riceve. Chiedere al piccolo, cosa ha provato quando ha ricevuto un gesto di gentilezza lo aiuta a riflettere sulla sensazione che si prova nel fare del bene.

L’importanza del gioco

Per trasmettere al meglio il valore della gentilezza, anche il gioco può avere un ruolo significativo. Giocare ad essere gentili può trasmettere quell’insieme di elementi in grado di far sviluppare nel bambino, le giuste capacità. Anche per questa modalità esistono piccoli suggerimenti: un gioco con un tempo e un premio finale, in cui si stilano, assieme al bambino, una serie di gesti gentili e vedere, nell’arco di tempo stabilito, quanti ne sono stati fatti dal bambino. La premialità serve come stimolo positivo per valorizzare l’importanza della gentilezza, e fornire una prova tangibile del perché, compiere quel gesto gentile sia importante, concretizzando persino gli effetti positivi da esso derivanti.

Gli stimoli esterni come apprendimento

Se non dovessero bastare i suggerimenti forniti dai genitori, tramite il gioco e l’insegnamento, si può fare ricorso ad altri tipi di stimolo quali, libri, film e cartoni. Tramite la lettura di fiabe e racconti o la visione di film e video educativi, il bambino può carpire l’importanza di comportarsi con gentilezza. Ma attenzione: il tutto dev’essere accompagnato da momenti genitore-figlio in cui si cerca il confronto con il bimbo per sottolineare l’importanza di un gesto gentile. Inoltre, è bene tener presente che anche i genitori stessi devono essere d’esempio per i bambini. I piccoli hanno una straordinaria capacità d’osservazione ed è osservando i comportamenti degli adulti che apprendono determinati comportamenti e tendono ad emularli. Per questo motivo, anche il genitore dovrà essere gentile e mostrarsi come tale. Essere gentili nel quotidiano può essere determinante, anche perchè bisogna tener conto del fatto che per i bambini, il primo modello d’ispirazione è una figura genitoriale.


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