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Autore: admin

Sorridere fa bene alla salute?

“Ridere fa bene alla salute” non è soltanto un modo di dire, sorridere aiuta a prevenire e trattare davvero tantissime malattie.

Sorridere è una semplicissima espressione facciale che comporta enormi benefici per tutto l’organismo. Si dice che sorridere aiuti a mantenere uin aspetto sempre giovane e ci aiuti a vivere più a lungo: il sorriso toglie alla nostra pelle almeno tre anni e ne regala sette in termini di esistenza.

Ridere inoltre, permette al nostro corpo di rilassarsi e di rendere più forte il nostro sistema immunitario con la conseguente capacità di essere più resistente a qualsiasi minaccia.

LA TERAPIA DEL SORRISO

Ridere aiuta a contrastare e prevenire tantissime malattie e la terapia del sorriso, ogni anno è in grado di aiutare tantissimi malati in tutti il mondo.

Il sorriso ci protegge dalle malattie, aiuta a restare giovani e ci permette di vivere più a lungo. Dai bambini agli anziani, chiunque approcci alla terapia del sorriso riesce a trarne davvero tantissimi benefici.

UNA TERAPIA SOFT MA MOLTO EFFICACE

La terapia del sorriso è un tipo di cura molto soft che non viene guardata di buon occhio dalla medicina moderna in cui l’unica soluzione a tuti i problemi sembrano essere solo i farmaci.

I grandi benefici dati dalla risata si possono vedere sia a livello fisico che a livello mentale senza alcuna distinzione di età, anche se le terapie del sorriso più diffuse sono sicuramente quelle nei reparti pediatrici.

In Italia esistono circa seimila dottori-clown che con la loro simpatia e dedizione riescono a trovare ogni giorno un metodo differente per donare un sorriso ai bambini malati. Grazie all’ausilio di travestimenti, marionette, palloncini, strumenti musicali e performance artistiche di varia natura, i preziosissimi dottori-clown ogni mattina regalano una giornata meravigliosa ai loro piccoli pazienti aiutandoli soprattutto a rafforzare il loro sistema immunitario e combattere le malattie di cui sono vittime.

VIsto il grande successo in termini medici riscontrato dalla terapia del sorriso, la pratica, dai reparti pediatrici si è poi spostata nei centri di accoglienza, negli orfanotrofi, nelle case di riposo per gli anziani ed anche nei centri di riabilitazione. Non esiste alcuna situazione in cui sorridere non possa portare giovamento!

I BENEFICI DELLA TERPAIA DEL SORRISO

Gli effetti della terapia del sorriso sull’organismo sono molteplici e spesso inspiegabili per i sostenitori della medicina moderna. Vediamone insieme alcuni:

  • Aumenta l’ottimismo. Ridere ci aiuta a guardare positivamente le cose, allontanando la negatività e la possibilità di cadere in depressione
  • Riduce il colesterolo. Quando iniziamo a ridere, aumentano gli scambi polmonari e si abbassa il tasso dei grassi presenti nel sangue.
  • Rilassa l’organismo. Nel momento in cui ridiamo, il cuore e la pressione accelerano i ritmi e tutti i muscoli del corpo si rilassano
  • Aiuta l’intestino. La risata ha una funzione depurativa, che facilitàle funzionalità intestinali
  • Allevia il dolore e lo stress. Quando abbiamo un dolore, o siamo particolarmente stressati, una risata aiuta a distrarci e scaricare la tensione con effetto immediato.
  • Concilia il sonno. Scaricare le tensioni aiuta sicuramentee a coinciliare il sonno, quindi, una risata, prima di andare a letto, ci aiuta a fare sogni d’oro.

    Niente di più bello di una risata dunque: rigenerante, rilassante, curativa e super rumorosa!

Donazioni alle Onlus: tasse, detrazioni e deducibilità

Donare alle onlus una somma di denaro a seconda delle proprie disponibilità è un atto di vero amore verso il prossimo che riesce a migliorare la vita di persone più sfortunate di noi con un semplice e piccolo gesto.

Effettuare una donazione non aiuta soltanto a sentirsi meglio con se stessi ma ha anche un interessante risvolto fiscale.

Oggi faremo un po’ di chiarezza sull’argomento distinguendo tra le due principali agevolazioni fiscali presenti per le donazioni alle onlus: ovvero le detrazioni e le deduzioni sulle somme di denaro versate.

Detrazioni e deduzioni fiscali: le differenze

I termini detrazione e deduzione sono spesso confusi tra di loro e per quanto entrambi fanno riferimento ad una riduzione delle imposte da pagare, riguardano due aspetti differenti.

La deduzione permette di ridurre la base imponibile del proprio reddito complessivo sul quale poi si andranno a calcolare le tasse da pagare.

Con la detrazione fiscale invece, si sottraggono gli importi dall’irpef lorda e diminuisce così, l’imposta da pagare.

In parole semplici, le detrazioni si applicano sulle imposte da pagare, mentre le deduzioni si applicano sul calcolo del reddito imponibile su cui poi andare a calcolare l’importo effettivo delle tasse.

Chiaramente deduzione e detrazione fiscale si applicano in maniera differente anche rispetto al soggetto che va a fare una donazione.

Donazioni da parte di aziende

Nel caso in cui sia un’azienda ad effettuare una donazione verso una onlus o un’associazione di volontariato, l’importo è soggetto ad una deduzione fiscale: L’importo della donazione può essere dedotto, entro il 10% del reddito complessivo.

Inoltre, nel momento in cui la deduzione sia superiore al reddito complessivo, la parte eccedente il 10% può essere riportata nelle successive dichiarazioni, fino al quarto periodo d’imposta.

Donazione da parte di un privato

Anche se la donazione ad una onlus avviene da parte di un soggetto privato, ci sono delle agevolazioni fiscali.

Nel caso specifico di donazioni da parte di persone fisiche, l’importo può essere sia dedotto che detratto. Per quanto riguarda le deduzioni, le modalità applicate sono uguali a quelle che riguardano le aziende.

Nel caso della detrazione, invece,la situazione è un po’ differente. In questo caso infatti è possibile detrarre quanto donato al 30%, fino a un massimo di 30000€.

È importante ricordare però che non possono essere soggette a detrazioni o deduzioni le somme di denaro versate per quote societarie o tutte quelle donazioni che sono effettuate tramite metodi di pagamento non tracciabile.

A prescindere dal risvolto fiscale che può avere una donazione, versare una somma di denaro alle onlus è un atto importante che chiunque di noi ha il dovere di fare se ne ha la disponibilità economica.

Differenza tra gelotologia e clown terapia

Spesso, erroneamente, si confondono clownterapia e gelotologia. Si crede infatti con molta frequenza che si tratti soltanto di semplici e meri sinonimi.
La verità però è un’altra. C’è in realtà una differenza tra i due termini. E quest’ultima non è né minima né irrisoria.

Quando si parla di gelotologia ci si riferisce a delle parole provenienti dalla lingua greca. Ghelos infatti in greco significa risata e logos invece significa studio. Di conseguenza è lapalissiano che la gelotologia corrisponda allo studio e all’utilizzo dell’azione del ridere.
Si tratta perciò di una vera e propria disciplina scientifica. Nello specifico, la finalità che si pone la gelotologia è quella di studiare tutta la fenomenologia e ogni dietrologia della risata. Il focus di interesse è quello che riguarda le potenzialità, che ridere comporta negli esseri umani, soprattutto terapeutiche e psicofisiche in una persona e anche in interi gruppi sociali.

La disciplina risulta avere radici nella PNEI, vale a dire nella Psico Neuro Endocrino Immunologia. Quest’ultima è la branca della medicina che si è premurata di sancire la diretta correlazione esistente tra le emozioni tutte e il sistema immunitario. Sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario sono strettamente legati. E la gelotologia si sofferma sul fatto che, attraverso il fenomeno della risata, si favorisce una produzione maggiore di endorfine, sostanze oppioidi immunostimolanti che comportano innumerevoli positività nel proprio corpo.

Ridere perciò, grazie all’azione della gelotologia, che usa le emozioni positive nel modo migliore per l’organismo, riesce a fungere da prevenzione, da riabilitazione e anche da formazione. La risata è perciò da considerare come possibile parte integrante del processo di cura del paziente.

La gelotologia poi ha due nature. La prima è quella passiva, che rappresenta l’azione visiva e uditiva dinanzi a un operatore. E la seconda è invece quella attiva, che comporta una partecipazione espressiva e umoristica delle persone coinvolte nell’azione.
La disciplina comprende in realtà ben due sezioni. La prima è la comicoterapia. La seconda è la clownterapia. Per cui la differenza preponderante tra clownterapia e gelotologia è che la seconda contiene la prima.

Perché i clown hanno il naso rosso?

Qual è l’elemento visivo maggiormente caratterizzante per i clown?
Esatto, è proprio il naso rosso!

La maschera più piccola del mondo.

Il naso rosso viene anche definito come la più piccola maschera presente al mondo. Jacques Lecoq ha infatti così definito l’elemento caratterizzante tutto il mondo dei clown. Ciò perché l’intero immaginario della categoria è rappresentato dal singolo oggetto. Se qualcuno dovesse indossare quest’iconico accessorio infatti, verrebbe immediatamente fatto rientrare nella categoria dei clown. E ciò accade perché ormai da tanto tempo, nell’immaginario comune, il naso scarlatto è indicativo di una figura simpatica, che porta allegria e ilarità. Non c’è alcun dubbio sulla natura di colui il quale l’indossa. Chi ha il naso rosso diventa immediatamente un clown, null’altro.

L’immediatezza

Questo riconoscimento, il grande senso di appartenenza provocato dal naso rosso, fa sì che nell’immediato si comprenda di essere di fronte a qualcuno pronto a tutto pur di farci sorridere. La maschera in questione perciò è un potentissimo strumento di comunicazione, una forza che abbatte ogni barriera e avvicina le persone. Chiunque abbia un naso rosso appare maggiormente affidabile e sicuramente più simpatico, come portasse racchiusa nel naso tutta la stima che negli anni la categoria ha racimolato.

La sua storia

La vera origine del naso rosso non è attribuibile a un evento preciso e a una scelta universale. Ci sono però delle leggende calzanti e storiche a cui si è molto affezionati.

Si tramanda che l’idea del naso rosso fu naturale e consequenziale. Pare che un attore, Tom Belling, nel 1860 cadde durante uno spettacolo, provocandosi forti perdite di sangue dal naso e divenendo incredibilmente bianco in volto. L’effetto fu inaspettatamente scenico e ilare, mandando il pubblico in delirio al punto tale da venire riprodotto e riutilizzato.

Fu tra i primi a farne uso anche Albert Fratellini, che lo utilizzò per richiamare l’immagine di un uomo ubriaco, così goffo, stralunato e dalle buffe movenze, che riscosse un successo tale da divenire un marchio di fabbrica della categoria intera.

Però si dovette aspettare fino al 1920 per l’adozione ufficiale del naso rosso come simbolo inscindibile dei clown.

L’importanza della formazione per i clown

La clownterapia è la Terapia del Sorriso. È così rinominata in quanto ciò che deve provocare il Clown Dottore nel paziente dell’ospedale o nell’ospite della casa di cura, dell’orfanotrofio o di qualsiasi luogo nel quale vi sia concentrazione di problematiche sociali o di salute, è proprio il sorriso, col fine ultimo di alleggerire il suo dolore e alleviare il suo malessere.

Gli studi dietro la clownterapia

La Psico Neuro Endocrino Immunologia (PNEI) è un modello unico nel quale convergono endocrinologia, immunologia e neuroscienze per la ricerca e l’interpretazione della salute e della malattia, in una visione dell’organismo umano come unità strutturata e interconnessa, con sistemi psichici e biologici che si condizionano vicendevolmente. Essa studia i nuovi approcci alla prevenzione e alla terapia delle malattie e sottolinea quanto emozioni forti incidano sulla regolazione del sistema nervoso, che a sua volta regola la secrezione di sostanze quali cortisone ed endorfine, le quali a lungo termine influenzano il sistema immunitario. Per questo motivo i sentimenti negativi incidono in maniera tossica sui malanni, mentre quelli positivi favoriscono la guarigione.
La gelotologia infatti, ispirata alla PNEI, studia la relazione tra la risata e la salute, sottolineando quanto ridere aiuti fin dalla prevenzione.

L’importanza della formazione

Appurata perciò l’importanza del sorriso e la capacità dei clown di provocarlo, è chiaro che fare leva sui sentimenti e sulle emozioni altrui, soprattutto in caso di problemi sociali o di salute, non sia qualcosa da prendere sottogamba.
Appare necessario dunque che la figura del clown sia specializzata e formata appositamente per essere inserita in ambiti sociosanitari.
È fondamentale infatti che l’individuo sappia gestire le proprie emozioni, che le conosca, le viva e le condivida. E allo stesso modo è necessario che sia consapevole della propria forza, delle proprie risorse, di quelle della figura che riveste e di quelle di chi lo affianca.
È importante che il clown compia un lavoro su se stesso, affrontando paure e limiti che lo caratterizzano, fino a trasformarli.
È ovviamente obbligatoria una grande dose di empatia, nei confronti non soltanto dei pazienti e di chi gli è accanto, per capire come agire e come non agire, ma anche dei colleghi, per creare un clima di collaborazione, supporto e fiducia.

Il clown deve quindi conoscersi per sapere come reagisce alle circostanze e soprattutto per sapere come comportarsi nei confronti di chi ha necessità del suo aiuto. E, dopo aver compiuto questo fondamentale step, deve apprendere tutte le tecniche base delle clownerie quali improvvisazione, ascolto, personalità, musica, percezione del contesto, relazioni col personale medico, comprensione della struttura familiare e sociale.
Il clown deve perciò creare un equilibrio costante tra intrattenimento, psicologia, empatia, immediatezza e recettività.
Si tratta perciò di un insieme davvero considerevole di skill, giuste per un ambiente nel quale arrangiarsi e improvvisare una vera e propria formazione non è per niente consigliabile.

Le uova di Pasqua solidali

Il volontariato ha sempre bisogno di aiuti, di fondi e di solidarietà. E quale miglior modo per supportare la positività della clown terapia se non con l’allegria arrecata dal cioccolato?

Con l’avvicinarsi della Pasqua si apre un’opportunità per andare incontro alla Terapia del sorriso. Quest’ultima permette di compiere un’azione altruista, ma non solo. Acquistando infatti un bene i cui fondi sono destinati ad aiutare gli agenti del volontariato, si ottiene in cambio per se stessi uno dei cioccolati più buoni sul mercato: il cioccolato Lindt.

Arrivano infatti le uova di Pasqua solidali!
Lindt ha deciso di sostenere la clown terapia di Teniamoci per mano lanciando una linea di uova col suo prezioso ingrediente. L’offerta abbraccia tutti i gusti. Sono infatti disponibili uova dal cioccolato al latte oppure fondente.

Acquistando le uova pasquali dall’associazione Teniamoci per Mano ONLUS infatti si aiuta in maniera concreta la missione dei clown: regalare un sorriso laddove sorridere è difficile, aiutare con euforia e soprattutto preparazione coloro i quali vivono un momento sociale o salutare difficile, in ospedali, case di cura, orfanotrofi e tanti altri luoghi in cui la felicità è messa alla prova.

L’ONLUS Teniamoci per Mano è presente con le sue uova in molte strutture sparse su tutto il territorio nazionale. Queste ultime sono anche acquistabili dai Maîtres Chocolatiers più rinomati e apprezzati dello Stivale.

Per richiedere le uova si può chiamare il numero di telefono 081445687 o inviare una email a alessandratpmo@gmail.com.

Perché diventare un clown

La clownterapia è divenuta, col passare degli anni, un’attività molto diffusa in tutto il mondo. Ciò anche grazie alla presenza di tante onlus, associazioni e fondazioni a ciò adibite.

Il motivo principale sta nel riscontro che applicare la Terapia del Sorriso – altro nome utilizzato per la clownterapia – ha sui destinatari di quest’ultima.

Coloro i quali entrano in contatto con i Clown Dottori sono assaliti da una caterva di allegria, di sorrisi e di spensieratezza che alleggerisce il momento infelice che stanno trascorrendo in ospedale, nelle case di cura, negli orfanotrofi, nei centri sociali e in tutte le strutture che prevedono un disagio socio-sanitario sul quale la clownterapia può agire.

Perché scegliere di essere un clown

Scegliere di diventare clown significa scegliere di fare volontariato. E decidere di fare volontariato è una scelta scaturente da molteplici fattori e da altrettanti motivi. E questi ultimi sono assolutamente personali. Cambiano infatti da persona a persona, poiché la vocazione – perché di vocazione si tratta – arriva nella vita degli individui per ragioni indubbiamente personali e uniche.

Ma alla base c’è la stessa convinzione: c’è il credere in qualcosa di positivo. C’è la fede nei riscontri utili che le proprie azioni possono avere nei confronti di chi ne ha estremamente bisogno.

E decidere di farlo donandosi alla clownterapia, quindi scegliendo di formarsi per aiutare gli altri con un naso rosso al centro del viso, è segno di una sensibilità acuta nei confronti della fantasia, della gioia e della positività.

Un clown decide di credere nella magia del sorriso, una magia che decide di portare in posti in cui viene dimezzata, o addirittura annullata. E decide di utilizzare quella magia nei confronti di chi ne ha davvero bisogno, per far sorridere un bambino, un paziente, chiunque ne abbia bisogno, allontanandoli dai problemi sociosanitari e rendendoli spensierati per un po’.

Bambini, anziani e diversamente abili: i contesti operativi della clownterapia

Quando si parla di clownterapia ci si riferisce alla Terapia del sorriso. Si tratta perciò di pratiche svolte da clown formati appositamente per l’ambito sociosanitario col fine ultimo di provocare sorrisi nei pazienti degli ospedali, delle case di cura, dei centri specializzati, nei bambini degli orfanotrofi, delle case famiglia e nelle persone dei centri di accoglienza.

Ciò perché è stato dimostrato da molteplici studi che sorridere comporta innumerevoli benefici per gli individui, benefici che risultano ancor più positivi nei soggetti con problematiche di varia natura, soprattutto legate all’ambito sanitario. Assieme a essi ne giovano coloro i quali stanno loro accanto: familiari, amici, conoscenti, persone in visita.

I contesti operativi

Il Clown Dottore, figura specializzata per la clownterapia, agisce in vari contesti. È ovviamente semplice immaginarlo a contatto coi bambini. Infatti l’applicazione della Terapia del sorriso è largamente diffusa principalmente negli ospedali pediatrici. Ciò perché arrecare un sorriso ai bambini è più immediato, ovviamente necessario e particolarmente semplice. Una persona travestita e truccata eccentricamente, pronta a giocare, è indubbiamente un paradiso per i piccoli pazienti, che reagiscono attivamente, con grande coinvolgimento ed enorme resa.

Ma il contesto operativo di questo specifico operatore socio-sanitario specializzato non si limita soltanto ad ausilio per la pediatria. Il suo fine può essere infatti ampliamente perseguito anche nei confronti di altri destinatari.

È per l’appunto stato studiato che il lavoro del Clown Dottore è enormemente significativo anche nei confronti di adulti, di anziani e di persone con disabilità di varia natura. Ancor più è stato provato che i contesti in cui applicare la clownterapia sono davvero vasti. L’ambito sanitario è ritenuto ovviamente gran parte del locus in cui agire, ma assieme a esso risultano necessitanti e con risultati riscontrabili anche luoghi in cui vi sia un forte disagio sociale e anche quelli in cui il disagio si presenta in ambiente scolastico.

Casi concreti

C’è, a riprova, un famoso clow, Miloud Oukili, dell’associazione Handicap International, divenuto un simbolo importante di altruismo e dedizione. L’uomo ha girato la Romania in una missione umanitaria diffondendo il potere delle clownerie e regalando sorrisi laddove è necessario farlo. Lavorando per strada ha compreso la necessità di aiutare i bambini e le persone in difficoltà, vivendo la difficoltà in propria persona, dopo averla fatta sua per affezione nei confronti dei più bisognosi. Miloud Oukili ha deciso perciò di far nascere la Fondazione Parada. A Oukili si sono uniti una sessantina di ragazzi e ragazze, che hanno scelto di formarsi adeguatamente per calzare la figura di clown in giro per le strade più necessitanti del mondo. La compagnia si esibisce anche in spettacoli, i cui fondi vengono destinati ad aiutare i meno fortunati che, come ben sa Oukili, vivono nei tombini di Bucarest, nutrendosi di colla e mantenendosi vendendo droga.
La Fondazione ha raggiunto una rinomanza così vasta che l’associazione italiana COOPI, dal 1998, ha deciso di sostenerla economicamente dedicandole molteplici eventi, raccolte fondi e spettacoli, destinandole gli introiti.

Tornando al nostro Stivale, in un centro salesiano di Arese, ad esempio, nel 1979 sono nati i Barabbaís Clown dal clow Bano. Quest’ultimo è convinto che il clowning sia capace di liberare i ragazzi dall’isolamento, facendoli interagire e portandoli pian piano a creare relazioni nuove. E pare proprio che abbia ragione e delle sue tesi ha convinto un bel gruppo di persone, che si sono messe in gioco in prima persona.

Quali sono i benefici della clownterapia per i bambini

Quando si parla di clownterapia ci si riferisce alla Terapia del sorriso. Quest’ultima è l’insieme di tecniche di clownerie finalizzate all’ambito sanitario.

I benefici che arreca sono ormai largamente confermati da studi scientifici. E a oggi la figura del clown-dottore è ampiamente nota e diffusa negli ospedali, in particolar modo in quelli pediatrici.

I benefici della clownterapia

Il fine principale di questa pratica corrisponde all’infusione di buonumore nelle persone bisognose, principalmente nei bambini che ne necessitano. Scaturire allegria nei pazienti produce svariati effetti positivi nell’organismo di questi ultimi.
Ridere infatti fa sì che le ghiandole surrenali – che producono cortisolo, il regolatore dello stress – rilascino beta-endorfine, gli ormoni del benessere. Accrescono al contempo i livelli di serotonina e dopamina. Tutto ciò nell’individuo fa scaturire un effetto calmante, ma al contempo euforizzante, antidolorifico e immunostimolante, arrecando migliorie a livello fisiologico. Il risultato positivo pervade tutto il corpo. Il cuore, assieme alla respirazione, accelerano i loro ritmi. La circolazione del sangue e la pressione arteriosa subiscono un miglioramento repentino. I muscoli tendono a rilassarsi. La tensione si riduce. Un senso di liberazione e alleggerimento colpisce tutto il corpo, dalla testa ai piedi. L’organismo poi viene rafforzato aumentando le difese immunitarie.

Attraverso l’incontro col clown perciò, il bambino vive una vera e propria trasposizione, un’esperienza trascendentale che lo vede staccato dal proprio corpo e dalla propria condizione, ma soprattutto staccato dal proprio dolore.

Le ricerche

I ricercatori dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze hanno effettuato uno studio nel 2005, pubblicato sulla rivista Pediatrics, dal quale è evidenziato che la clownterapia può abbassare l’ansia fino al 50% nei bambini sottoposti a intervento chirurgico.

La ricerca del 2010 “Influenza del clown dottore sulla percezione del dolore, la somministrazione di analgesici e le complicanze post operatorie dei bambini ricoverati presso il reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale San Camillo di Roma” ha concluso che la visita dei clown ha ampiamente ridotto le complicazioni post operatorie e ha anticipato di un giorno interno la fine del periodo di degenza dei bambini ricoverati.

Nel 2018 è stato pubblicato uno studio del Royal Children’s Hospital di Melbourne che sancisce l’efficacia della clownterapia e suggerisce caldamente il bisogno di un approccio più incentrato sulla persona all’interno delle strutture sanitarie, proprio partendo dalle consapevolezze date dalla Terapia del sorriso.

La gelotologia

È nata, dalle nozioni apprese dalla clownterapia, una nuova disciplina. Si tratta della gelotologia, dal greco ghelos, risata, e logos, scienza. Parliamo perciò della scienza che studia le potenzialità terapeutiche che ha la risata assieme al buonumore e al pensare positivo.

Le origini della clownterapia

La clownterapia è anche nota come la Terapia del sorriso. Si tratta di un insieme di tecniche di clownerie applicate all’ambito sanitario. Lo scopo consiste nel migliorare l’umore dei pazienti, ma anche di coloro i quali gli stanno accanto.
La Terapia del sorriso viene effettuata da persone appartenenti a enti privati quali associazioni, fondazioni e cooperative, rigorosamente formate per operare nel settore sociosanitario mediante l’uso di tecniche nate dall’improvvisazione teatrale.

La figura del clown rappresenta uno stato di coscienza tramite il quale si entra in relazione con persone in difficoltà. Ospedali, case di cura, centri specializzati, orfanotrofi, case famiglia, centri di accoglienza, sono tutti i posti adatti a un trattamento di questo tipo.

Le origini della clownterapia

Ippocrate

La storia della stretta correlazione tra le arti circensi e il campo medico è lunga più di quanto sia possibile immaginare. Ci sono sospetti della presenza di simil clown addirittura fin dai tempi di Ippocrate, il padre della medicina occidentale. Sebbene non ci siano prove ufficialmente attestate come tali relative a quei tempi, basta aspettare il Diciannovesimo secolo per averne traccia, soprattutto grazie a dipinti di quell’epoca.

Fratellini

Facendo un passo in avanti, uno step importante nella storia della clownterapia è totalmente nostrano. Alla fine del Diciannovesimo secolo infatti, la famiglia Fratellini col trio di clown composto da Paolo, Alberto e Francesco, cominciò a effettuare visite ospedaliere.

Paoli

Prima della nascita della vera e propria clownterapia esisteva Angelo Paoli. L’uomo era un sacerdote carmelitano, nato nel 1642, morto del 1720 e beatificato nel 2010. Quest’ultimo si travestiva da buffone e si truccava a festa per alleviare le pene dei malati con la sua presenza e la sua allegria.

Hunter Adams

Erroneamente l’origine della clownterapia moderna è fatta risalire a Hunter Adams, il medico noto ai più come Patch Adams, anche grazie alla romanticizzazione attuata dal film omonimo che vede protagonista Robin Williams nei panni del dottore.

Christensen

La figura tecnica sociosanitaria specializzata, con metodologie e obiettivi ben chiari, è dovuta però a Michael Christensen. Nel 1986 il clown appartenente al Big Apple Circus di New York prese parte a un evento in occasione dell’Heart Day al Babies & Children’s Hospital del Columbia-Presbyterian Medical Center della Grande Mela. La giornata era dedicata ai bambini che dovevano sottoporsi a operazioni di chirurgia cardiaca.
L’uomo divenne per loro in arte Dr. Stubs. E l’evento andò così bene che Christensen e il primario di pediatria decisero di creare la prima Clown Care Unit, stabilendone protocolli e necessità. Pochi anni dopo la clownterapia iniziò a diffondersi lungo tutto il Globo.

Karen Ridd

Nello stesso anno in cui Christensen creava Dr. Stubs a New York, un altro clown terapeutico nasceva in un’altra parte del mondo. Si trattava di quello studiato e inventato da Karen Ridd, a Winnipeg che, senza sapere del dottore statunitense, lanciò in Canada il fruttuoso intrattenimento ospedaliero.

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